In solitario nelle acque antartiche della South Georgia
«Da quando ho iniziato a navigare, ho sempre sognato le estremità del mondo, avevo acquistato i libri degli esploratori polari e i portolani delle regioni coperte dai ghiacci. Per molto tempo, motivi di lavoro mi hanno costretto a fare il navigatore delle vacanze. Il Mediterraneo è stato il mare dove ho fatto più esperienza. Terminata la vita professionale, ho navigato per diversi anni lungo la rotta dei piedi scalzi, i “dolci tropici”, dove la vita scorre ai ritmi di rumba, samba e steel band, e l’attività principale è l’attesa nell’amaca per gustarsi il sundowner. Per mia fortuna ho potuto vedere luoghi diversi, dove la vita è sicuramente più difficile, il tempo meno prevedibile, ma dove l’oggi è più intenso che altrove. Nel profondo Sud non esiste la banalità, non si incontrano molte persone, solo qualche solitario e qualche scienziato, ci sono però moltissimi albatri, balene, pinguini, foche ed elefanti marini.
I viaggi in quei luoghi remoti, nel nulla del nulla, non sono da tutti – è necessario essere in pace con se stessi, ma chi li può intraprendere è di certo un privilegiato.»
Nato durante la Seconda guerra mondiale e cresciuto sui laghi austriaci, dopo il periodo universitario in Germania si è trasferito in Italia, dove ha percorso una solida carriera industriale ricoprendo incarichi professionali di grande soddisfazione. Già nel 1972 acquistò il primo Maus, un Alpa 9. Nel 1996, cioè dopo altre tre barche in vetroresina, è arrivato il Maus di 11 metri, progetto Van de Stadt, costruito in acciaio dal cantiere olandese Cumulant. Con questa barca tranquilla, ma robusta, ha navigato per oltre 100.000 miglia. In solitario ha traversato tredici volte l’Atlantico, cinque volte l’equatore e ha fatto oltre 12.000 miglia nel profondo Sud, nei Quaranta Ruggenti e Cinquanta Urlanti. In questi ultimi undici anni ha visitato molte isole del Nord Atlantico e quasi tutte quelle del Sud Atlantico. Trindade e Martim Vaz, Falkland, South Georgia, Tristan da Cunha, Sant’Elena e Ascension sono rimaste nella scia del Maus, ma per Manfred la cosa più importante è sempre stato che il viaggio stesso diventasse la meta. Ha sempre alternato lunghi periodi in mare con più brevi a terra, fino a quando, quattro anni or sono, venne bloccato da un’insidiosa malattia contro cui lottò tenendo fissamente la rotta sul suo obiettivo: la guarigione e il ritorno in mare. Ma il 19 settembre 2014 un’onda insormontabile ha interrotto la sua navigazione terrena.
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