Cinque racconti apparentemente distanti per ambientazione, trama, personaggi, accomunati dallo stesso mare, che si staglia sullo sfondo ma anche si insinua nei pensieri e nei gesti, con il refrain della risacca e l’odore penetrante di salsedine. 

Quel tratto di mare compreso tra la Riviera ligure e l’Arcipelago toscano diventa così il leitmotiv di queste pagine, abisso mortale per il piroscafo che vi affonda, silurato da un sommergibile durante la guerra, e simbolo di libertà per Sauro e Ghita, che alla guerra sono sopravvissuti solo per essere ora costretti a riscattare le proprie vite. Meta designata per il rivanetto Delfino, custode per l’eternità del suo comandante, ed estremo banco di prova per Capitan Muzio, disposto, contro ogni logica, a sfidarne ancora una volta la violenza. Infine compagno, rifugio e fonte di sostentamento per Sisto, che grazie al mare conosce un istante di profonda felicità. 

La distesa d’acqua su cui si affaccia San Terenzo è specchio del mare quotidiano, familiare, in grado di raccogliere le voci di tutti coloro che, in qualche tempo, vi hanno vissuto e di restituirle sotto forma di colori, suoni e sensazioni universali.